IL DISTURBO DELLA COORDINAZIONE MOTORIA

La percentuale di incidenza dei problemi motori in età evolutiva riguarda circa il 5-6% della popolazione infantile, escludendo le situazioni dovute a cause mediche sottostanti. È un disturbo non unitario spesso presente accanto ad altre difficoltà; determina un movimento goffo, impacciato e disorganizzato e spesso comporta una difficoltà grafo-motoria nell’acquisizione della scrittura.  

Numerosi studi hanno evidenziato alcuni rischi evolutivi importanti conseguenti al DCD, quali comportamenti di introversione (Pratti e Hill, 2011), calo dell’autostima, scarse competenze sociali (Magalhães, Cardoso e Missiuna, 2001), una ridotta attività fisica (Green et al. 2011), condotte alimentari improprie, obesità e problemi cardiorespiratori (Cairney, Hay, Veldjuizen e Faught, 2011). 

Il DCD è un disturbo neuro evolutivo e richiede un’attenzione specialistica, poiché, come altre difficoltà di apprendimento, non migliora spontaneamente con l’età. 

La difficoltà nel movimento ha acquisito nel corso del tempo un riconoscimento crescente come una condizione importante dell’infanzia.  

Vediamo molto brevemente cosa è cambiato. 

Per trovare traccia di qualche documentazione relativa allo sviluppo motorio bisogno attendere l’inizio di questo secolo (Harris e Butterworth, 2002), fino ad allora sia psicologi evolutivi che professionisti di diversa formazione mostravano scarso interesse e scarso investimento nello studio della funzione motoria, perché non ritenevano di dover porre particolare attenzione ai problemi motori non legati a conclamati danni neurologici.   

Nonostante tale negligenza scientifica, la clinica imponeva l’esigenza di riconoscere le difficoltà motorie, infatti molti termini sono stati usati per descrivere i bambini con un comportamento motorio “malconcio”. Ad esempio, i professionisti medici utilizzavano termini medici (ad esempio, sindrome del bambino malvagio), mentre i professionisti dell’educazione usavano termini educativi (ad esempio, bambini scarsamente coordinati, problemi di movimento-abilità o difficoltà fisiche). 

Inoltre l’eterogeneità spesso confusa delle etichette che  comprendono la disprassia dello sviluppo (che suggerisce le difficoltà di fondo nella progettazione del motore), le difficoltà motorie percettive (che suggeriscono problemi nell’integrazione motoristica percettiva), la disfunzione neurologica minore (MND) e la disfunzione integrativa sensoriale(Stephen L Nelson, Jr, MD, PhD, FAAP,2015), hanno portato nel 1994, a conclusione della prima conferenza internazionale, la necessità di riconoscere le difficoltà di movimento in età evolutiva (International Consensus Meeting).  

In contemporanea la Federazione dell’Attività Fisica Adattata (1994) dedicò un primo numero al disturbo dello sviluppo della coordinazione (DCD; Developmental Coordination Disorders). 

Nel 2001 viene pubblicata la prima revisione della letteratura in merito ai criteri diagnostici per l’identificazione del disturbo dello sviluppo della coordinazione (Geuze, Jongmans, Schoemaker e Smits-Engelsman, 2001). Tra il 2000 e il 2006 si sono svolti momenti di confronto rispetto alla definizione del disturbo della coordinazione (ad esempio: quali i segni principali del DCD, quali altri problemi evolutivi possono essere riconosciuti in co-occorrenza e quali sono le implicazioni di questo tipo di difficoltà nella vita quotidiana), per arrivare al 2012 con la pubblicazione delle linee guida europee sul disturbo dello sviluppo della coordinazione (Blank, Smits-Engelsman, Polatajko e Wilson, 2012).  

Cosicché con la pubblicazione del DSM-V, sono stati introdotti importanti cambiamenti e precisazioni rispetto ai criteri secondo cui riconoscere questo disturbo neuro evolutivo.  

Due aspetti risultano essere molto importanti: 

  • la possibilità di utilizzare altri termini per descrivere il disturbo neuro evolutivo, ad esempio “Disordine Evolutivo Specifico della Funzione Motoria, oppure “Sindrome del bambino goffo” o ancora “Disprassia Evolutiva”; 
  • la frequente associazione tra il DCD e altri disturbi dei tipo neuro evolutivo, tra cui: il disturbo del linguaggio; i disturbi specifici dell’apprendimento (soprattutto lettura e scrittura); problemi di disattenzione, incluso ADHD; il disturbo dello spettro autistico; problemi  comportamentali ed emotivi; la sindrome di ipermobilità delle articolazioni. 

Ricordiamo che in Italia, è molto frequente l’uso del termine “Disprassia Evolutiva” è importante però comprendere bene che valutare le prassie non equivale a misurare le capacità di coordinazione.  

Se siete interessati a questo articolo o avete domande da fare o volete approfondire alcuni aspetti potete contattarci ai seguenti recapiti info@dharma-psicologiaroma.it – 0669360334. 

 

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